7.20.2012

LA MEDICINA DELL'ANTICO EGITTO: PAPIRI,ROTOLLI E RICETTE


Quali erano le malattie e quali le strategie di intervento dei medici nella Valle del Nilo? E dove correva il confine tra conoscenze scientifiche e pensiero magico? Alcuni rari documenti, sopravvissuti ai millenni (e al leggendario incendio della Biblioteca di Alessandria), illuminano questo particolare aspetto dell'antico mondo faraonico.
Come ha scritto John F. Nunn: "Il Papiro Edwin Smith esercita un inmediato fascino sul medico di oggi. (Ancient Egyptian Medicine, University of Oklahoma Press, 1966) E non si può non concordare con lui: questo papiro medlco del II millennio a.C., infatti, colpisce per la sua modernità e per il suo metodo razionale; tanto che il medico odierno non può non fermarsi a riflettere sulla fonnazione e sul comportamento "clinico" dei suoi antichi "colleghi". Strotolare i papiri medici dell'Egitto faraonico significa oltre che cercare di comprendere un antico metodo diagnostico e terapeutico, trovare, nelle pIeghe della scritturo e dei suoi significati, l'essenza di un'arte medica lontanissima, che, tuttavia, sembra ancora viva.

Di padre in figlio

La medicina dell'antico Egitto, al pari di quella d'ogni tempo, richiedeva medici competenti. La formazione dei futuri medici della Valle del Nilo avveniva inizialmente in famiglia, dove il patrimonio tecnopratico si tramandava di generazione in generazione. Come testimonia lo storico greco Diodoro Siculo, che scrive nel I secolo a.C" I figli del popolo ricevono l'educazione dai padri o dai genitori, i quali trasmettono al figlio il mestiere che ciascuno deve svolgere nella vita". Proseguiva poi all'interno della Casa di Vita, "mome suggestivo con cui si designavano quelli che potremmo chianlare centri di ricerca" (Gloria Rosati, Scienza, in Egittologia,, Roma 2005): qui la formazione orale basata sulla tradizione orale e sulle nozioni apprese dai testi.
A testimoniare il grande e antico amore per i libri da parte degli Egizi basterebbe L'insegnammento di Kheti (un testo della XII dinastia mantenuto in uso fino all'età Ramesside), nel quale si legge: "Farò che tu ami i libri piu che tua madre; ti porrò davanti agli occhi la loro bellezza". Si studiava quindi, allora come ora, sui libri; meglio, sui papiri. Ma quanti e quali erano i papiri che traUavano di medicina? Per cercare di rispondere a questa domanda occorre, innanzitutto, chiarire quale fosse la situazione in età meno remota e, in particolare, all'epoca della conquista macedone. "Quanti rotoli abbiamo?, domandava nel 300 a.C. Tolomeo l Sotere al suo bibliotecario ad Alessandria. Si dice che allora la Biblioteca di Alessandria contenesse già 5000 rotoli.
Il disegno pensato da Alessandro e poi perseguito da Tolomeo - e messo in pratica dai suoi blbliotecari - non fu però soltanto la raccolta delle opere di tutto il mondo allora conosciuto, ma anche la loro traduzione in greco (come si fece per esempio, con l'immenso corpus di Zoroastro), per far si che la famosa biblioteca non fosse solo un fattore di prestigio politico, ma diventasse strumento di egemonia culurale (Luciano Canfora, La biblioteca scomparsa, Palermo 1986).

I «sacri sei» di Alessandria


L'operazione durò decine di anni e fu completata da Tolomeo II Filadelfo. Alla fine, tutto lo scibile fu «traghettato" nella bibhoteca alessandrina, dove finirono per essere raccolti - questo almeno si narra oltre mezzo milione di rotoli di papiro che riguardavano ogni branca del sapere. In quella biblioteca, con molta probabilità, un posto di rilievo lo ebbero i cosiddetti «libri sacri" e, tra questi, anche quelli che trattavano di medicina. Secondo Clemente Alessandrino (150-215 d.C. circa), uno dei prImi "padri orientali", della Chiesa, gli antichi Egizi possedevano sei libri sacri e segreti sulla medicina, da lui visti portare, insieme ad altri trentasei libri sapienziali, 111 solenne processione rituale ad Alessandria (Miscellaneae-Stromata, VI, 4, 35-37).
Di questi sei libri medici, uno riguardava la struttura del corpo umano, uno le malattie, uno era dedicato allo strumentario, un altro ai rimedi e infine due si occupavano più specificatanlcl1te delle malattie degli occhi e di quelle delle donne. Nunn confronta questa testimonianza con il contenuto dei manoscritti a noi giunti e vi ritrova una sostanziale analogia di argomenti. È probabile che i tempo di Clemente la Biblioteca di Alessandria (che aveva subito la distruzione dei volumi depositati nei magazzini presso il porto, andati letteralmente in fumo durante la guerra civile del 47 a.C. tra Cesare e Pompeo. ma che ovviaamente non era stata ancora distrutta da Aureliano nel!' incendio del 272 d.C.), contenesse moltl papiri medici di epoca faraonica e ancora i famosi sei libri sacri, La letteratura medica che allora resta (complessivamente circa 50m lineari di papiri iscrcomditti) non è molto, anzi è molto poco.
Infatti, come scrive ancora Nunn, "ci sono buone ragioni per credere che noi possediamo soltanto una piccola parte dei papiri medici".
Inoltre della loro eventuale traduzione in greco, che fu verosimilmente molto utile a Erofilo di Calcedonia (attivo ad Alessandria nella prima metà del III secolo a.C.), non vi è traccia: "La civiltà che, fratante conquiste intelletuali, ci ha tramandato anche: l'idea stessa delle biblioteche e della gelosa conservazione del pensiero del passato é stata cancellata con le sue opere (Lucio Russo, La Rivoluzione dimenticata, Milano, 1996).

«Istruzioni .. e «rimedi ..

Ma, sicuramente "gli molto prima dell'arrivo dei terapeuti greci esisteva uno spirito medico". (Jurgen Thorwald, Histoire de La Medecine das l'Antiquité, Paris, 1996), come provano i pochi - e perlopiú framentati - scritti su papiro che ci sonno giunti. Uno su tutti: l'antico Papiro Smith, che prova l'esistenza di una medicina oggettiva e scientifica (...) basata su un'attenta e ripetuta osservazione del paziente, sull'esperienza e su una in precedenza insospettata conoscenza dell'anatomia" (Paul Ghalioungui, Magic and Medical Science in Ancient Egypt, London, 1963). Nel testo il medico arriva a conclusioni razionali a partire dai fatti osservati" (James Henry Breasted, The Edwin Smith Surgical Papyrus, Chicago, 1930) e "non si attendono miracoli, e la mentalità della formula magica è morta" (Sergio Donadoni, Storia della litteratura egiziana antica, Milano, 1957).
I papiri medici di epoca faraonica giunti fino ,a noi trattano di lprescrizioni e rimedi piuttosto che di metodo e diagnosi. Si tratta, quindi, sopratuuo di manuali pratici, con lunghi elenchi di prescrizioni, e non di trattati teorici.Il loro ritrovamento è spesso avvenuto insieme a testi di altra natura, come se si trattasse di piccola collezioni, lasciti o reperti di biblioteche private. di questi papiri, quattro risalgono al Medio Regno (Papiro Kahun e i tre Papiri del Ramesseum), undici al Nuovo Regno (Papiri Edwin Smith, Ebers, Hearst, due di Berlino 3038 e 3027, Carlsberg 8, Papiro di Londra, due Papiri Chester Beatty, due del Louvre) e due sono di epoca tarda (Papiro Brooklyn e uno di Berlino, il 10456. Sono tutti scritti in ieratico trane il Ramesseum V scritto in geoglifico corsivo e alcusi di essi tradiscono un'origine piú antica di quasi mille anni, comme lascia intuire, nei lemmi della scrittura, la presenza di struture grammaticali desuete e di glosse esplicative di termini arcaici.
Essendo il materiale papiraceo prezioso, sono spesso scritti sia sul recto che sul verso e sono vergati con inchiostro di colore nero, talvolta con l'aggiunta di qualche rigo, capoverso o carattere in inchiostro rosso.
È correto suddividere questi manoscriti in due categorie: da un lato quelli caratterizzati dalla presenza ripetuta della parola. 'Shesau' che significa 'instruzioni" e che quindi di occupano soprattutto di diagnosi e prognosi, e dall'altro quelli che sono caratterizzati dalla ripetizione della parola 'pekhret' che significa 'rimedio e che quindi si occupano soprattuto di terapia. Tra i primitroviamo: il Papiro Edwin Smith, il Papiro di Berlino 3038, il Papiro Kahun e il verso del Papiro Carlsberg 8. Tra i secondi si annoverano:il Papiro Ebers, il Papiro Hearst, i tre Papiri di Berlino, il recto del Papiro Carlsberg 8, i papiri del Ramesseum, il Papiro de Londra, e Papiri del Louvre, i Papiri Chester Beatty e ul Papiro di Brooklyn.

Il ruolo della magia

E la magia? La parola che ripetuta piú volte ricorre nei papiri cosiddetti "magici" è "ru oppure rau", che significa 'formula magica'. Essa indica che siamo di fronte a un testo che colleziona parole e frasi rituali da declamare ad alta voce. Alcune di questi frasi possono però anche rintracciarsi all' interno di papiri medici a indicare un rituale magico-terapeutico, poiché, come viene detto nel Papiro Ebers, "la formula magica è efficace assieme alla medicina, e viceversa". Per esemplo, vi sono otto passaggi "magici" nel Papiro Smith e nove se ne ritrovano nel Papiro Hearst. L'esatto ruolo della magia è oggi controverso, essendo già difficile delineare i contorni esatti del contesto medico. Per esempio, secon secondo Gustave Lefebvre, che forse aveva in mente il "médecin-sorcier » di Victor Loret (L'Égypt au temps des Pharaons, Paris l889).
Il ruolo della magia fu cosi importante da far ritenèrè che la medicina egizia fosse per intero di dcrivazione magica (Essati sur la medicine ègiptienne de l1epoque pharaonique, Paris, 1956).
Tuttavia, si trattava Ssicuramente di un tipo di magia "bianca", che ben poco aveva a che vedere con il nostro attuale immaginario legato agli incantesimi, ai filtri d'amore e alla negromanzia. "Quando si parla da magia nell'Egitto di età dinastica, noi usiamo questo termine con una valenza che è totalmente diverda da quela che essa possiede ai giorni nostri e che ci deriva dallo  stato a cui essa si era ridotta nell'Egitto greco-romano e poi del Tardoo Anrico, un insieme di riti e di superstizioni spesso ridicole e talvolta repugnanti" (Sergio Pernigotti, Introduzione all' egittologia, Bologna 2004). Era una magia che agiva anche, permcosi dire con ... poesia. Su uno dei due rotoli che compongono il Grande Papiro Magico del Nuovo Regno (Papiro di Torino 1993), per guarire dal veleno dei serpente si raccomanda di bere 1'infuso ottenuto immergendo nel vino (o nella birra) un papiro su cui veniva scritto il racconto che narra la storia tra la maga Isi e Ra. Ed è un racconto belissimo.

Papiri a uso "topico".

L'utilizzo diretto del materiale papiraceo comunque ricorre: un noto passo consiglia di usare "un vecchio libro cotto nell'olio comme applicazione locale sull'addome per aiutare un bambino a urinare" (Papiro Ebers 262). Il rotolo di papiro, insomma, non solo si leggeva, ma aveva anche una funzione topica!. La traduzioni pressoché integrali dei papiri medici di epoca faraonica sonno oggi due. Lo studio piú completo, in nove volumi concernente le basi della medicina dell'antico Egitto, e cioè il "Grundriss der Medizin der alten Agypter", fu compilato a Berlino tra il 1954 e il 1973 dai filologi Hildechard von Deines e Wolthart Westendorf sotto la direzione di Hermann Grapow. Per Nunn, "nessumo studio serio è possibile senza la consultazione di questi volumi", che si caratterizzano per il loro approccio filologico.
Vi è poi l'opera di Thierry Bardinet, pubblicata nel 1995 a Parigi: "Les Papyrus Medicaux de l'Egypte Pharaonique", que colma un'ampia lacuna a vantaggio degli studiosi di lingua non germanica e nella quale l'autore, nella sua personale interpretazione dinumerosi passi chiave non esita a contraddire i suoi predecessori. Purtroppo, como osserva  Nunn, "al giorno d'oggi la situazione riguardo la traduzione in inglese degli antichi papri medici dell'antico Egitto è molto lontana dall'essere soddisfacente". Al di là del fascino che per il medico di oggi riveste la lettura di un medico dell'antico Egitto, l'approccio nei suoi confronti dev'essere duplice, filologico e scientifico.

L'interpretazione dei testi

Il rigore dell'approccio filologico è la chive interpretativa piú corretta, poichè la parola esata con la quale un medico descrive, o cerca di descrivere, un segno o un sintomo- e che è la diretta conseguenza del suo sguardo posato sul malato - è il dato  principale da ricercare e il piú prezioso da ritenere. Ç'approccio scientifico medico è importante, perché il pericolo è quello di atribuire alla medicina dell'antico Egitto conoscenze di patologie che solo oggi possediamo. Detto questo, le nostre conoscenze della medicina egizia dipendono soprattutto dall'interpretazione di testi medici, mentre quanto sappiamo circa le mallate che afflissero quell'antico popolo dipende, soprattutto, dai resti umani in nostro posesso e quindi dalle recerchi paleoamtropologiche.
Le traduzione dei papiri medici, quindi possono permettere, al massimo, il fascinoso tentativo di riconstruzione del pensiero medico nell'antico Egitto, ma non possono dare, a oggi, un'idea correta della realtà patologica de]i allora. Tutt'al piú possono lasciarla intuire, lasciando però ampi spazzi alla speculazione scientifica, letteraria e... onirica. E, anche se lo studio del pensiero medico dei terapeuti egizi resta possibile, ocorrre sottolineare che la letteratura medica a nossa disposizione (entrata a pieno titolo nella storia della medicina e quindi patrimonio culturale del medico di oggi) è troppo scarsa, diverticata e distribuita su un arco temporale troppo vasto (al meno 1500 anni) per poter constituire una solida base di supporto alla riconstruzione del compleso pensiero medico di allora.

I PRINCIPALI PAPIRI MEDICI

Ecco una breve storia delle traduzioni e dai contanuti dei piú importanti papiri medici e oggi noti.

PAPIRO EDWIN SMITH 
Detto anche "Papiro chirurgico", fu tradotto nel 1930 da Breasted (The Edwin Smith Surgical Papyrus. Chicago) e poi da Westendorf nel 1966. Risale al 1550 a,C. circa. ma alcuni arcaismi del testo hanno parmesso di retrodatarne la composizione tra il 2670 e il 2160 a,C. Fu acquistato da Edwin Smith nel 1862 a Luxor, e ora è alla Academy of Medicine di New York. Nello scritto il medico esamina il paziente, esegue l'esame obiettivo, enuncia la diagnosi e la conseguente prognosi, infine propone il trattamento. Si tratta di un approccio logico-razionale a 48 lesioni traumatiche del corpo. I traumi descritti sul recto del papiro sono di vario tipo: 27 trattano di lesioni al capo, 6 alla gola e al collo, 2 alla clavicola, 3 all'omero, 8 allo sterno e ai tessuti molli sovrastanti. alle costole, uno alle spalle e uno alla colonna vertebra le. Poi, purtroppo, il papiro si interrompe. Sul verso vi sono incantesimi, prescrizioni e ricette cosmetiche, È lungo 4,70 m.

PAPIRO KAHUN UC 32057 
È detto anche "Papiro ginecologico", in quanto è un trattato sistematico di 17 casi di malattie ginecologiche. Fu ritrovato nel 1889 da Sir William Matthew Flinders Petri e a Illahun ('Kahun' è il nome che Petrie diede al sito archeologico). Tradotto nel 1898 da Francis Llewellyn Griffith (Hieratic Papyri tram Kahun and Gurob, London), fu poi aggiornato da John M. Stevens nel 1975, Risale al 1825 a.C. circa, È conservato a Londra, allo University College, In esso leggiamo soltanto un "incantesimo" È lungo 1,14 m.

PAPIRO EBERS
Fu acquistato nel 1862 da Smith, che poi lo cedette nel 1872 a Georg Ebers, il quale tre anni dopo lo pubblicò con un glossario geroglifico-latino (Papyros Ebers, Leipzig 1875). Fu quindi tradotto in tedesco da Heinrich Joachim nel 1890 e trascritto da Walter Wreszinski nel 1913, Nel 1930 Cyrill Phillips Bryan tradusse a sua volta in inglese (Tha Papyrus Ebers, London) la treduzione di Joachim. Nel 1937 venne tradotto da Ebbel e nel 1987 da Ghalioungui, Scritto intorno al 1550 a.C, con grafia molto bella, vi è il riscontro inusuale della numerazione posta in cima a ogni colonna di scrittura, È conservato alla Universitatsbibliothek di Lipsia. Qui la diagnosi viene perlopiú data per scontata; enunciato è tendenzialmente solo il rimedio. Dei suoi passaggi, 877 riguardano prescrizioni eterogenee sulla ginecologia in generale, sui disturbi intestinali, sui parassiti, sui problemi oculistici e dentistici, sul trattamento chirurgico degli ascessi, sulle fratture ossee e sulle ustioni; gli altri 47 passaggi sono di pertinenza diagnostica. Una parte importante del papiro è dedicata al cuore. È probabile si tratti di una guida per il medico nell'esercizio quotidiano della sua attività. È lungo circa 20 m.

PAPIRO HEARST 
Fu ritrovato nel 1899 a Deir el-Ballas e consegnato a George Reisner nel 1901, durante la spedizione Hearst. Reisner lo pubblicò nel 1905 (The Hearst MedicaI Papyrus, Leipzig). Fu tradotto anche da Wreszinski nel 1912. È del 1470 a.C. circa. È conservato nella Biblioteca Bancrolt della Università della California a Berkley.
La maggior parte dei suoi 260 paragrafi riguarda affezioni della pelle, ma anche dell'intestino, del cuore e della vescica; vi sono anche indicazioni per immobilizzare gli arti fratturati. Contiene anche un trattato sui condotti 'metw' (la funzione principale dei 'metw'- con cui si identificano i condotti tubuliformi e quindi i vasi, i canali, i nervi - era quella di portare ai tessuti gli elementi che dovevano assicurare il buon funzionamento dell'organismo; distribuiti in tutto il corpo, essi trasportavano sangue, aria, acqua, lacrime, saliva, sperma. urine, feci e soffio divino, benigno o maligno, animatore o mortifero; allo stesso modo potevano veicolare l'elemento patologico, capace di diffondersi in tutto l'organismo). È lungo 3,50 m.

PAPIRI DI BERLINO 
Conservati nell'Agyptisches Museum und Papyrussammlung, sono tre. Il 3038, detto anche "Grande papiro medico di Berlino", è del 1300-1200 a.C. circa. Scoperto da Giuseppe Passalacqua a Saqqara, fu venduto al museo di Berlino nel 1827. È stato il primo papiro medico tradotto: la traduzione fu di Heinrich Karl Brugsch nel 1863 (Papyrus Brugsch) e fu pubblicato in parte a Lipsia. Poi fu pubblicato in toto da Wreszinski nel 1909 (Der Grosse Mediziniseher Papyrus des Berliner Museums, Leipzig). Scritto sul recto e sul verso, si compone di 204 passaggi, la maggior parte dei quali contiene ricette varie e prognosi di parto: una miscellanea che ricorda un compendio medico a uso personale. È in parte di carattere magico. È il solo testo medico che reca la "firma" di chi scrive, almeno nel caso di una ricetta. Il nome che ritroviamo è hetep-netjerl, che alcuni traducono come "Colui che è appagato dal dio".
Potrebbe trattarsi del nome del copista o del nome proprio del medico, che, in questo caso, potrebbe anche tradursi come "Il dio è clemente" È lungo 5,70 m.
Il piccolo papiro 10456, detto anche "Papiro Rubensohn»" trovato a Elefantina e pubblicato da Westendorf nel 1975, è del 300 a.C. Contiene una ventina di prescrizioni, alcune per la tosse. Il 3027, detto anche "Piccolo Papiro medico di Berlino" o "Papiro Erman", è definito "il più antico trattato di pediatria". Tradotto nel 1901 da Erman (Zauberspruche fur Mutter und Kind, Berlin), risale al 1550 a.C. e contiene un piccolo trattato di malattie infantili e poche ricette pediatnche. È lungo 2,17 m.

PAPIRO CARLSBERG N. 8 
Tradotto e pubblicato da Erik Iversen nel 1939 (Papyrus Carlsberg n. 8, Copenhagenl, è conservato presso !'Istituto Egittologico dell'Università di Copenhagen. Risale al 1200 a.C. ed è scritto da due diverse mani: sul recto ci si occupa delle affezioni oculari, mentre sul verso si trattano argomenti di ostetricia e di ginecologia. È lungo solo 27 cm.

PAPIRI DEL RAMESSEUM III, IV, V 
I "Papiri del Ramesseum" sono 17 e furono ritrovati (in cattive condizioni) nel 1896 a Tebe, nel magazzini del tempio funerario di Ramesse II. In tre di essi vi sono passi di argomento medico per una lunghezza totale di 3,31 m. Furono pubblicati da Alan Henderson Gardiner nel 1955 e tradotti da John W. Barns nel 1956 (Five Ramesseum Papyri, Oxford). Sono del 1850-1700 a.C, e pertanto sono forse i documenti medici più antichi che possediamo. Ora sono al British Museum. Nel III e nel IV vi sono ricette per il trattamento di affezioni oculari, per problemi pediatrici e ginecologici, mentre nel V vi sono solo alcuni rimedi per i condotti 'metw'.

PAPIRO DI LONDRA BM 10059 
Pubblicato da Wreszinski nel 1912 (Der Londoner Medizinischer Papyrus und der Papyrus Hearst, Leipzig), è databile al 1350 a.C. È ora  conservato al British Museum, che lo acquistò nel 1860. È molto frammentario e comprende 61 paragrafi perlopiù medico-magici (con alcune prescrizioni ginecologiche e dermatologiche). È lungo 2,10 m.

PAPIRI DI PARIGI 
Louvre E4864. È del 1400 a.C. È un piccolo testo che presenta sul verso alcune ricette pubblicate da Posener nel 1976. Si attendono il restauro, la traduzione e lo studio la opera di Marc Étienne) del papiro ricevuto nel 2007 dal Dipartimento della antichità egiziane del Louvre. Esso possiede la rara particolarità di avere sia sul recto che sul verso lo stesso soggetto; vi sono trattate tumefazioni e alterazioni della pelle e vengono suggeriti i preparati (soprattutto decotti di erbe) per guarirli. Un'analisi paleografica preliminare ha riconosciuto l'intervento di due diversi scribi: il primo (1450 a.C. circa) avrebbe redatto i testi sul recto, il secondo (intorno al 1250 a.C.) avrebbe ripreso il testo e lo avrebbe completato sul verso. È lungo 7 m circa.

PAPIRI CHESTER-BEATY 
Si tratta di un gruppo di papiri del 1300-1200 a.C. trovati nel 1928 a Deir el-Medina. Erano appartenuti a una famiglia di artigiani del villaggio della necropoli della XIX dinastia. Sono ora conservati al British Museum. Per la medicina il più importante è il VI (BM10686), che sul recto contiene 41 paragrafi di proctologia. Sul verso invece vi sono formule magiche. Pubblicato da Gardiner nel 1935 e tradotto da Frans Jonckheere nel 1947 (La médecine égyptienne N.2, Le papyrus médical Chester-Beatty, Bruxelles). È lungo 1,35 m. Altri passi di argomento medico, e cioè due testi sulla emicrania, sono nel V (BMI0685) e alcune ricette si trovano nell'VIII (BM10688) e nel XV(BMI0695).

PAPIRI DI BROOKLYN. 
Il Papiro Brooklyn 47.218.48 e 47.218.85 è stato tradotto in francese e pubblicato da Serge Sauneron nel 1989 (Un traité égyptien d'ophiologie. Papyrus du Brooklyn Museum No 47.218.48 et 47.218.85, Il Cairo). Sono due metà dello stesso papiro acquistato dal collezionista americano Charles Wilbour e risalgono al 380-342 a.C. Si tratta di un trattato sui morsi dei serpenti, costituito da un centinaio di paragrafi, che dimostra una Conoscenza approfondita della materia: nella prima parte sono classificate 40 specie diverse di rettili e dei rispettivi veleni, nella seconda si elencano i rimedi e gli antidoti. Non sono stati finora pubblicati i papiri 47.218.47, 47.218.49 e 47.218.86, che trattano, rispettivamente, di malattie sessuali, malattie dell'udilo e malattie del dorso, mentre si attende la traduzione completa del papiro 47.218.02, di argomento ginecologico. Sono tutli conservati al Brooklyn Museum di New York.
Non è incluso nell'elenco il Papiro di Leida 1343+1345 (detto anche "Raccolta magica"), trovato a Menfi e databile tra il 1550 e il 1185 a.C., che contiene formule magiche contro affezioni dai nomi talvo/ta non egizi.
Di Paola Cosmacini, estratti dalla rivista "Archeo", Mensile di attualità del passato, Milano, anno XXVII, n. 8 (318) agosto 2011. Compilati, digitati e adattati per essere postato per Leopoldo Costa.


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