2.29.2016

BANCHETTI E LIBAGIONI NEL MEDIOEVO



Nei secoli XIV e XV, principi e nobili organizzavano spesso splendidi festini per mostrare tutto il loro potere.

Nel Medioevo, i banchetti erano un momento fondamentale della vita delle classi elevate. Copiosi, affollati, sontuosi, animati da ogni tipo di divertimento, erano feste splendide in cui non solo si mangiava in buona compagnia, ma si ascoltava musica, si assisteva a rappresentazioni teatrali e, soprattutto, si rendeva omaggio all’anfitrione, che curava ogni dettaglio per esaltare la sua condizione sociale.

Ogni occasione era buona per celebrare un grande festino di corte. Poteva trattarsi di un evento politico – una vittoria militare, l’arrivo di un ospite illustre, l’ingresso del sovrano in una città –, di un evento familiare – un matrimonio, una nascita o battesimo, ma anche un funerale –, o anche di una delle numerose ricorrenze di calendario, come la Pasqua, la Pentecoste e, ovviamente, il Natale. Allora veniva preparata una stanza grande e ben ventilata, lontana dal fumo e dal calore della cucina. Poteva trattarsi della sala di gala del palazzo, ma anche di un cortile o di un giardino in cui si collocava una struttura coperta temporanea; i banchetti potevano anche essere celebrati all’aria aperta.

Ognuno al suo posto

Se il numero dei partecipanti era importante, potevano essere occupate diverse sale della residenza. Per esempio, durante il banchetto offerto a Parigi, nel 1461, dal duca di Borgogna, Filippo il Buono, «tutti i signori imparentati con la famiglia reale e i grandi baroni di Francia presenziarono in una folla prodigiosa», narra un testimone, così che «tutte le stanze in cui si potevano far accomodare le persone erano piene». Alcuni banchetti avevano addirittura un pubblico, borghesi o abitanti della zona che si avvicinavano per contemplare l’alta società e i loro eccessi.

Nella sala, i commensali si accomodavano secondo una gerarchia prestabilita. L’anfitrione sedeva a un tavolo esclusivo, rialzato rispetto agli altri, protetto da un baldacchino e particolarmente illuminato. Su entrambi i lati di questo tavolo venivano collocati quelli degli invitati, in modo che quelli di maggiore importanza fossero vicini all’anfitrione. Ognuno di loro si sedeva unicamente a un lato della tavolata, su panche ricoperte da cuscini o tappeti, e il pasto veniva servito di fronte.

I tavoli venivano fabbricati per l’occasione, con semplici tavole disposte su cavalletti; i tavoli fissi si diffusero in seguito, fra la ricca borghesia delle città italiane e fiamminghe. Essi erano coperti con lussuose tovaglie, ornate con frange di broccato. Sul bordo di queste veniva collocata una seconda tovaglia più piccola che i commensali utilizzavano per pulirsi la bocca e le mani. Venivano disposti anche recipienti con acqua di rose affinché i commensali potessero lavarsi le mani prima e durante il pasto, ogni volta che si degustava del vino o fra una portata e l’altra.

Il galateo di Leonardo

Una modalità più stravagante è quella che, come attesta Leonardo da Vinci nelle sue note sul galateo a tavola scritte durante la sua permanenza a Milano, era messa in atto da Ludovico Sforza, detto il Moro, duca di Milano, che faceva legare dei conigli ai sedili degli ospiti affinché questi potessero pulirsi le mani nella loro pelliccia. Il genio di Vinci aveva anche redatto una serie di norme sul comportamento a tavola, fra le quali non pulirsi l’armatura durante i pasti, non pizzicare o leccare il vicino e non mettere la testa nel piatto.

Le posate della tavola medioevale si limitavano a cucchiaio e coltello: la forchetta si diffuse infatti solamente a partire dal Rinascimento. A parte la minestra, per cui si utilizzava il cucchiaio, i commensali mangiavano con le mani. Sul tavolo venivano disposti altri oggetti: una saliera, un recipiente a forma di barca forse usato per contenere le spezie, e coppe o bicchieri, che non erano individuali ma venivano condivisi.

Durante il pasto si utilizzavano diverse stoviglie: brocche, vassoi, caraffe, coppe, scudi, piatti. Spesso ricoperti d’oro o d’argento, questi pezzi di grande valore venivano esposti su una credenza in modo che gli invitati potessero ammirarli.

Vasellame prezioso

Sappiamo che nel 1384 il vasellame di Luigi I, duca d’Angiò e di Provenza, era composto da 3000 pezzi, il 10 per cento in oro e il resto in argento dorato o bianco. Del servizio si incaricava il personale domestico dell’anfitrione, diretto da un nobile con l’incarico di maggiordomo: vi erano camerieri che servivano da bere, scudieri che portavano i piatti, trincianti che si occupavano di affettare la carne.

I grandi banchetti erano composti da varie portate, generalmente tre o quattro, anche se in Italia potevano arrivare fino a dieci portate. Il desiderio di ostentazione da parte dell’anfitrione comportava la moltiplicazione del numero dei piatti: uno dei più sontuosi banchetti di cui si abbia notizia è quello passato alla storia come il banchetto del Fagiano, celebrato nel 1454 a Lilla in occasione delle nozze di Carlo il Temerario, duca di Borgogna, con Isabella di Borbone, in cui ogni portata era costituita da 44 piatti diversi.

Le portate seguivano un ordine dettato dalla tipologia del pasto. Il primo era dedicato alla frutta o ad altri cibi di stagione. Poi si serviva la minestra, seguita dai “piatti forti”, costituiti principalmente da carne, più apprezzate rispetto al pesce. La più gradita era la cacciagione (cervo, cinghiale, pernici); poi il pollame – capponi, oche, galline e anche cigni – e infine le carni rosse (bue, montone). I piatti erano insaporiti con spezie e succhi di frutta acidi; l’uso di spezie di origine esotica (zenzero, zafferano, cumino, pepe) era un altro segno di distinzione sociale. In quanto alle bevande, venivano serviti vino, birra, sidro o idromele.

L’anfitrione cercava di impressionare i suoi ospiti non solo con la quantità e qualità del pasto, ma anche con la spettacolare presentazione. Per esempio, papa Clemente VI, quarto pontefice di Avignone, fece progettare per il suo banchetto di incoronazione un albero d’argento da cui pendeva frutta fresca, vicino a un albero naturale da cui pendeva frutta candita. Per quanto riguarda la carne, gli animali erano arrostiti interi e così presentati a tavola, e i volatili erano adorni delle loro piume. Lo stesso Clemente VI ordinò la realizzazione di un castello edibile le cui pareti vennero preparate con carni di cervo, cinghiale, lepre, montone e coniglio arrosto.

Cigno o cinghiale?

Alla fine del XV secolo, a un banchetto offerto da Amedeo VIII di Savoia fu servito un castello in cui era contenuto un maialino arrostito e dorato che lanciava fiamme, un cigno preparato e rivestito con il proprio piumaggio e una testa di cinghiale arrosto.

Nel XIV e nel XV secolo divennero di moda gli intermezzi fra una portata e l’altra. Annunciati a suon di fanfara (i banchetti si svolgevano con un accompagnamento musicale), erano autentici numeri teatrali che trasmettevano spesso messaggi politici. Per esempio, nel 1378 l’imperatore del Sacro Romano Impero Carlo IV organizzò durante un banchetto una grandiosa rappresentazione della conquista di Gerusalemme avvenuta durante la prima Crociata.

Durante il già citato banchetto del Fagiano venne organizzata una complessa performance, con una donna nuda legata a una colonna a simboleggiare Costantinopoli catturata dai Turchi; alla fine apparve un fagiano con un ricco collare su cui il duca Filippo di Borgogna giurò di organizzare una crociata per liberare Bisanzio. Ma, terminato il banchetto, nessuno gli chiese di mantenere la sua promessa.

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Minestra per iniziare 

Dopo un antipasto a base di frutta o dolci, la prima portata di un banchetto era di solito una minestra, che poteva essere un brodo leggero, oppure uno stufato di selvaggina, e che si mangiava con il cucchiaio. Alla corte di Aragona, invece, il potage si consumava alla fine.




Banchetti eleganti alla corte del principe

Una fonte preziosa per scoprire come si svolgessero i banchetti medioevali è la pittura, e più particolarmente le miniature. Quella riprodotta sopra mostra la sala di un palazzo, con arazzi alle pareti, un bel pavimento e un grande BUFFET a sinistra su cui sono esposti i piatti. Il principe anfitrione è a un tavolo da solo, collocato su un piedistallo, accomodato su un trono e protetto da un BALDACCHINO. I tavoli degli invitati sono disposti a entrambi i lati rispetto al tavolo dell’anfitrione, con il quale formano una U. I commensali, che dovevano essere vestiti elegantemente, sono seduti su PANCHE a un solo lato del tavolo, per far sì che i numerosi servitori li servano con più facilità muovendosi nello spazio centrale.

Uno di questi, con un tovagliolo al braccio, versa una caraffa di fronte al principe; altri versano del liquido in una coppa, forse acqua per lavarsi le mani, e altri ancora dispongono a tavola grandi piatti contenenti CARNE ARROSTO, presumibilmente di fagiano, lepre o cinghiale. Un servitore entra da una porta con un grande vassoio. Sui tavoli sono disposti saliere, bicchieri, coltelli, taglieri quadrati e pagnotte. Ad allietare i commensali ci sono anche tre MUSICI.


Di Pilar Cabanes, estratti "Storica National Geographic", n.77,Luglio 2015 pp.18-21.  Compilati e adattati per essere postato per Leopoldo Costa.

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