5.27.2016

LO STREGONE DI NOME NEWTON


“Concetti esoterici alla base della teoria della gravità”

Newton è stato fra i padri della fisica moderna, ma era anche un appassionato di alchimia (cioè della magia perseguita manipolando sostanze «nobili» e «vili») e di altre discipline esoteriche piuttosto imbarazzanti per uno scienziato, se considerate alla luce dei tempi nostri. L’autore della teoria della gravitazione credeva nell’esistenza degli spiriti e pubblicò un saggio in cui parlava di laghi di fuoco dove bruciano i dannati. Vada per la teologia, perché la fede in Dio non è certo un fatto raro fra gli scienziati, ma il tempo (troppo), speso da Newton ragionando attorno alla pietra filosofale e ai fantasmi ha costretto i suoi successori fisici a contorsioni verbali un po’ faticose per spiegare l’apparente contraddizione di una personalità così sfaccettata.

Queste cose sono state sviscerate per decenni da molti libri. Chi vuol salvare l’immagine di Newton come scienziato e come campione del trionfo della razionalità nell’età moderna osserva che lo stesso Newton era sospeso fra due epoche, si portava dietro la zavorra di molto oscurantimo e di molto Medioevo. Di questo si trattarebbe, cioè di una specie di schizofrenia. C’erano due Newton, è la tesi. Fra l’aspetto esoterico e quello scientifico della sua opera non esisterebbe alcun legame organico. A ben guardare questa spiegazione non spiega niente, si limita ad accostare e constatare. Ma è proprio così? Non c’è altro da dire?

In un campo diverso dalla fisica, cioè la scienza politica, nel Cinquecento Jean Bodin ha gettato le fondamenta dello Stato come istituzione razionale negli stessi anni in cui pubblicava manuali su come e perché bruciare le streghe. Anche qui schizofrenia? No, il politologo Giorgio Galli ha spiegato che c’era un legame organico fra le due cose. Troppo facile limitarsi ad accostarle e dire che non hanno niente a che vedere una con l’altra.

Ora il saggista britannico Stuart Clark, autore di libri di storia della scienza, propone un’analisi strutturale anche per il rapporto fra i «due» Newton. Il Newton fisico pensava che i corpi si attraessero per gravità. Ma questo come poteva avvenire? Non era ancora nota la meccanica di Einstein, con i campi che deformano lo spazio; perciò Newton era costretto a immaginare un’«azione a distanza», ipotesi che oggi sappiamo essere sbagliata, ma che era problematica anche nel suo tempo. Però Newton - argomenta Clark - aveva una marcia in più: poteva pescare nell’esoterismo il concetto di «influenza» fra gli astri e concepire l’ipotesi di lavoro dell’azione a distanza che ha retto per due secoli. Discorso analogo vale per il concetto fisico di «forza», che, secondo Clark, ricalca quello ermetico di «spirito ». Nota bene: la tesi di Clark non è che la fisica moderna si sia evoluta dall’alchimia, ma che solo una mente avvezza ai concetti dell’esoterismo avrebbe potuto concepirla.

Di Luigi Grassia, estratti "Tutto Scienza & Salute", supplemento "La Stampa", 10 ottobre 2012. Compilati e adattati per essere postato per Leopoldo Costa.

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