NEGLI
ANNI OTTANTA ERANO TUTTI PIÙ IN FORMA, DICONO
GLI ESPERTI. POI IL BOOM DEI CONSERVANTI. E IL GIROVITA HA
INIZIATO AD AUMENTARE.
Consumiamo
le stesse calorie, dedichiamo all’attività fisica le stesse ore, eppure siamo
mediamente più grassi dei nostri coetanei degli anni Ottanta. È quanto emerge
da uno studio pubblicato sulla rivista Obesity Research & Clinical
Practice. Analizzando un campione di 36.400 americani, i ricercatori hanno
verificato che le persone oggi pesano il 10% in più rispetto al 1980 pur
seguendo la stessa dieta o praticando sport. È un dato importante, e non sono
ancora chiare le cause; l’autrice dello studio, Jennifer Kuk, ha formulato qualche
ipotesi. Sull’aumento di peso può incidere l’esposizione a sostanze chimiche: pesticidi
e conservante contenuti negli alimenti o nel packaging, possono interferire con
il sistema endocrino e rallentare il metabolismo. Il secondo fattore può essere
la maggior prescrizione di farmaci,in particolare antidepressivi. Il terzo ha a
che vedere con l’equilibrio della flora
batterica intestinale: secondo la scienziata, infatti, il maggior consumo
di carne di animali può aver alterato la flora batterica.. Morale: tieni in
forma l’intestino, con cereali integrali, frutta e verdura, che apportano
fibre. E cerca di ridurre l’impatto degli interferenti endocrini, con i consigli
che trovi qui sotto.
Qualche
trucco per neutralizzare ciò che interferisce con ormoni e metabolismo
L’Istituto superiore di sanità,
insieme al Ministero dell’Ambiente, ha messo a punto una serie di consigli per ridurre
il contatto con gli interferenti endocrini, alcuni dei quali, per esempio il
dietilesilftalato, possono predisporre al diabete e all’obesità. Vediamoli nel
dettaglio.
• Non riutilizzare i contenitori in
plastica monouso e butta quelli che sembrano usurati.
• Limita l’impiego di padelle
antiaderenti graffiate.
• Occhio alla carta per alimenti:
leggi sempre in etichetta per quali cibi è adatta.
Estratti "Dimagrire", p. 8, gennaio, 2016. Compilati e adattati per essere postato per
Leopoldo Costa.
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