Burro, yogurt, formaggio. Tutti residui microscopici di 7mila anni fa. Sono stati rinvenuti su frammenti di vasi provenienti dallo scavo del villaggio neolitico di Takarkori in Libia e che ci dicono che nel menu degli allevatori che abitavano il Sahara del 5.000 a.C. c’erano i prodotti derivati dalla lavorazione del latte vaccino.
Insieme a colleghi dell’Università di Bristol, i ricercatori italiani della Missione Archeologica nel Sahara dell’Università La Sapienza hanno analizzato 81 reperti – vasi e contenitori di varia natura – utilizzando la spettrometria di massa per identificare tracce di specifici grassi animali. Le analisi chimiche e isotopiche, insieme al campionamento di burro odierno consentito dalla collaborazione con le popolazioni Tuareg della zona, hanno permesso di identificare residui interpretabili come latte trasformato. Questo studio data con certezza l’inizio del consumo di latte e la sua lavorazione almeno al 5.200 a.C., ed è la più antica evidenza africana.
Il primo segnale al mondo dell’uso di latte trasformato risale al 7.000 a.C. in Anatolia “ma in Africa, sebbene l’arte rupestre sahariana fornisca un eccezionale affresco delle attività pastorali del Neolitico, i problemi legati alle datazioni delle stesse ne hanno sempre impedito un uso sperimentalmente valido”, spiega Savino di Lernia, professore di Etnografia preistorica dell’Africa e coordinatore della missione. È questa, quindi, la prima vera e propria prova scientifica, che ha fruttato al gruppo di ricerca la copertina della prestigiosa rivista "Nature".
Le evidenze archeologiche raccolte dalla missione negli ultimi anni sulla diffusione della pastorizia nel Sahara sono molte ma questo risultato è di gran lunga il più interessante dal punto di vista storico e genetico: “Questo lavoro ci dice che già 7 mila anni fa gli allevatori della zona del Sahara erano maturi, avanzati e presenti in quella regione da molto tempo. Probabilmente – prosegue di Lernia – possono essere stati la prima società africana in assoluto”.
La ricerca fa anche luce su alcune specifiche traiettorie evolutive nel resto del continente. L’evidenza dello sfruttamento del latte spiega come quest’ultimo, grazie alla trasformazione in burro, yogurt o formaggio, potesse essere consumato nonostante l’intolleranza al lattosio. I pastori dell’epoca erano così progrediti da trovare il modo per gestire l’intolleranza genetica al lattosio, che ancora oggi costituisce un serio problema in molte zone africane.
Testo di Sara Stulle pubblicato in "BBC Science Italia Agosto 2012", Milano, estratti p.17. Digitalizzati, adattato e illustrato per Leopoldo Costa
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