3.20.2016

CANNIBALISMO - MANGIATORI DI UOMINI



Erotico, sacrale, nutritivo, ingurioso: i molteplici volti del cannibalismo, il tabù alimentare che più sconvolge (e affascina)

"Mi si scioglieva in bocca come tonno crudo ... Non c'era niente di più delizioso". Così Issei Sagawa, in libro di memorie best-seller in Giappone, descrive il pasto più gustoso della sua vita. Ma non si trattava di sushi. Sul piatto, guarnito con cura, c'erano le membra di Renée Hartevelt, un'incantevole olandese di 25 anni.

Era l'u giugno 1981 quando Sagawa, giovane ed esile studente giapponese della Sorbona, invitò nel suo appartamento parigino la compagna di studi. Voleva ripetizioni di tedesco, disse. Invece estrasse un fucile e le sparò. Quindi la sezionò con un coltello elettrico mentre godeva sessualmente del cadavere e di parti di esso. Poi passò ad assaggiarla. Il macabro banchetto continuò il giorno successivo, quando per colazione ne gustò le braccia. I vicini riferirono che per tutto il tempo emise urla e grido lini di piacere.

Arrestato ed estradato in Giappone, Sagawa venne dichiarato incapace di intendere e di volere grazie alle pressioni del ricchissimo padre. Oggi è a piede libero ed è un uomo di successo: artista quotato, viene spesso invitato a trasmissioni televisive in cui dispensa consigli culinari. (Il pubblico mi ha reso il padrino del cannibalismo, e ne sono felice)) ha dichiarato.

EROTISMO. 

Sagawa è un criminale, ma il suo gesto ha radici antiche. «Il cannibalismo affascina perché una piccola dose di antropofagia fa parte della vita sessuale di tutti)) osserva Chiara Camerani, direttrice del Cepic (Centro europeo di psicologia, investigazione e criminologia) e autrice di Cannibali (Castelvecchi). «La pulsione a "mangiare l'altro" ha un valore sia simbolico - inglobarlo per possederlo- sia alimentare in senso stretto: fame e sesso sono stimoli strettamente connessi a livello cerebrale, tanto da influenzarsi a vicenda. È noto, per esempio, che la bulimia esprime una "fame" non solo alimentare, e che l'anoressia comporta il rifiuto del sesso oltre che del cibo» . Molte espressioni erotiche richiamano concetti alimentari (una bella ragazza è "appetitosa", per esprimere il desiderio si dice "ti mangerei") così come molti gesti amorosi, compreso l'atto stesso del bacio. Del resto è "cannibalica" anche una delle prime esperienze della vita, quando il neonato agguanta il seno della madre, in un certo senso nutrendosi di lei. Freud la chiamò "fase orale", in quanto l'organo più stimolato è la bocca.

Forse anche per questo il cannibalismo è ricorrente in ogni cultura: nei miti greco-romani (Crono - ovvero Saturno - divora i propri figli, Polifemo mangia i marinai di Ulisse), nella religione (la dea indiana Kali divora i nemici), nelle favole (Hiinsei e Gretei) e nel folclore (i lupi mannari sono anche antropofagi).

CONTRO NATURA? 

Nella realtà, però, se si eccettuano rare psicopatie, oltre al gesto simbolico non si va. L'antropofagia è anzi vista con disgusto e con orrore. Eppure il cannibalismo, benché tabù universale, tecnicamente non è contro natura. Molte specie lo praticano: i criceti mangiano i propri cuccioli se imperfetti; il leone divora la precede n te cucciolata della femmina per assicurarsi una propria discendenza; la mantide religiosa inghiotte il compagno dopo l'accoppiamento per fornire proteine alle uova fecondate. E anche l'animale uomo, in casi particolari, ricorre al cannibalismo.

Fino al '700 si chiamava "usanza del mare" l'antropofagia a cui i naufraghi erano talora obbligati per sopravvivere. Come avvenne nel 1816, quando si inabissò la fregata francese Méduse, costringendo 139 persone su una zattera per 13 giorni.

Durante la carestia in Russia del 1921-23 e quella in Ucraina di una decina di anni dopo furono riferiti atti particolarmente agghiaccianti: bambini rapiti e uccisi per venderne la carne, che veniva spacciata per carne animale (da qui sarebbe nata la diceria che "i comunisti mangiano i bambini"). E ancora nel 1941, durante l'assedio di Leningrado, in cui un milione di persone morirono di freddo e fame, la pratica del cannibalismo non fa rara.

Un altro episodio che colpì molto l'opinione pubblica fu il disastro aereo che nel 1972 coinvolse una squadra uruguayana di rugby con amici e familiari sulle Ande. Nell'impatto morirono 12 dei 45 passeggeri, seguiti da altri nei giorni successivi, a causa delle ferite. In mancanza di cibo, i sopravvissuti dovettero alimentarsi dei defunti. Alcuni rifiutarono, ma chiesero ai compagni di essere mangiati da loro dopo la morte. Si salvarono in 16, ma a differenza di casi simili (tra esploratori e naufraghi) non incorsero nel biasimo sociale e furono anzi celebrati in un film (Alive, soprawissuti, del 1993).

GESTO SACRO 

Pancho Delgado, uno dei superstiti delle Ande, raccontò che la fede cristiana permise di superare il tabù del cannibalismo: nutrendosi dei compagni di viaggio immaginavano di farlo con il sangue e il corpo di Cristo. Il riferimento non è casuale. «L'eucarestia è un rito di cannibalismo simbolico ereditato probabilmente da antichi riti cannibalici pagani» spiega Chiara Camerani. Molti popoli del passato, infatti, si nutrivano degli antenati per "conservarli dentro di sé" e per "assorbirne l'energia", oppure dei nemici per rimarcare la sopraffazione ma anche per incorporarne la forza, come facevano gli Irochesi nell'America del Nord (ma come fece anche, nel 1981, il camorrista Pasquale Barra, detto "o animale" dopo aver ucciso nel carcere di Nuoro il malavitoso-rivale Francis Turatello, ne mangiò il cuore).

Alcuni viaggiatori dei secoli passati (tra cui Erodoto e Marco Polo) riferirono di aver assistito (e talora partecipato) a riti cannibalici, anche se nella maggior parte dei casi veni vano consumate ceneri e ossa triturare più che carne cotta. E numerosi sono i reperti archeologici a conferma dell'usanza mangiare esseri umani: teste e ossa tagliate in modo da accedere al cervello e al midollo, segni di bruciature che suggeriscono la corttura sul fuoco, ossa scavate all'interno. A praticare l'antropofagia fu certamente l'uomo di Neandertal (sono state trovate ossa umane con segni di macellazione in Croazia, nella grotta di Moula-Guercy, in Francia, e in Spagna) tanto che secondo un antropologo di Oxford, Simon Underdown, fu la causa della sua estinzione: il cannibalismo può infatti provocare una grave malattia infettiva.

La scoprì nel 1955 il medico estone Vincent Zigas in Nuova Guinea, dove l'antropofagia era ancora praticata a scopo rituale. Molti indigeni si ammalavano di "kuru" ("brivido" nella lingua locale) con sintomi quali perdita dell'equilibrio, difficoltà nei movimenti, tremori. Presto Zigas si accorse che la malattia era dovuta ali 'usanza di cibarsi del cervello dei cadaveri: a essere contagiati erano infatti soprattutto donne e bambini, mentre gli uomini, che dei morti mangiavano solo i muscoli, erano risparmiati. L'infezione (simile al "morbo della mucca pazza") è dovuta a un p rione (una proteina) che, resistendo all'acidità gastrica, viene trasferito da una persona all'altra per via alimentare. Nel 1957 il rito fu vietato e la malattia scomparve.

LEGGENDA NERA. 

Secondo l'antropologo americano William Arens, però, molti popoli dipinti come cannibali non lo erano affatto. L'accusa serviva a denigrarli per legittimarne la soppressione. Così fecero i conquistadores con gli Aztechi: nel Codex Florentinus, il frate spagnolo Bernardino De Sahagún sosteneva che distruggere gli Aztechi fosse il giusto castigo di Dio inflitto a quel popolo assetato di sangue umano.

Nel1511 i governanti spagnoli stabilirono che gli indigeni potevano essere fatti schiavi in quanto privi di anima. Alla stessa stregua, nota Arens, i cristiani accusarono di cannibalismo gli ebrei, gli inglesi lo fecero con gli irlandesi, mentre tedeschi e francesi si calunniarono a vicenda. E, benché sembri strano, la credenza secondo cui i comunisti mangiavano i bambini è ancora diffusa.

CERTIFICATI 

A giudicare da una prova considerata inconfutabile (la mioglobina, proteina muscolare umana ritrovata nelle feci o nei recipienti di cottura) a praticare sicuramente il cannibalismo furono invece, tra gli altri, gli indiani Anasazi in America del Nord e i Tupinamba in Brasile. Numerosi i casi documentati anche in Africa, come tra gli Zande (detti anche Niam Niam) del Sudan e nella setta degli uomini-leopardo, che tra il XIX secolo e l'inizio del XX secolo imponeva ai propri rnembri il cannibalismo per rinforzame l'identità. Per non parlare dell'uso di organi umani nei rituali di guaritori e sciamani. Riti cannibalici sono documentati ancora oggi in alcune zone dell'Africa Nera.

Anche in Asia gli esempi non mancano. Tra il 1975 e il 1979 i Khmer Rossi estraevano la cistifellea ai prigioneri vivi per cibarsene: erano convinti guarisse ogni malattia. E lo scrittore cinese Lu Xun, in 'Diario di un Pazzo', sostiene che "4 mila anni di storia cinese sono in realtà 4 mila anni di cannibalismo". Le cronache recenti sembrerebbero confermarlo. Periodicamente si denunciano traffici di feti (favoriti in origine da una legge che imponeva un figlio unico per famiglia} a scopo cosmetico: per avere  una pelle perfetta se ne ricaverebbero zuppe allo zenzero. Il forte sospetto di leggenda metropolitana anticinese, però, resta.

Di Marta Elba, estratti "Focus Storia",n.55, maggio 2011, pp. 51-55.  Compilati e adattati per essere postato per Leopoldo Costa.

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