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Rudolf Steiner |
Chi ha acquistato una certa imparzialità di giudizio circa la scienza occulta e i suoi seguaci ed oppositori, può provare uno strano sentimento nel vedere uomini, i quali in molte cose posseggono indubbiamente un senso vero di libertà, divenire intolleranti appena si tratta di quest’indirizzo spirituale. Un giudice imparziale non può fare a meno di riconoscere che ciò che attrae molti seguaci della scienza occulta (o occultismo) non è altro che una fatale ricerca dell’ignoto, del misterioso, dell’oscuro, e deve convenire che le obiezioni che gli oppositori seri di detto indirizzo sollevano contro ogni forma di vaneggiamento e di fantasticheria hanno grande peso. Chi si occupa di scienza occulta farà invero bene a non perdere mai di vista il fatto, che l’attrazione del «misterioso» trascina molti uomini dietro fatuità senza valore, anzi pericolose.
L’occultista, pur tenendo sempre d’occhio ogni fatuità dei suoi seguaci e ogni opposizione giustificata, ha però dei motivi per non entrare direttamente nel conflitto come difensore dei suoi sforzi e delle sue aspirazioni. Questi motivi si rivelano di per sè a chiunque si addentra nella scienza occulta. Esporli qui sarebbe quindi superfluo. Un accenno provvisorio ad essi, prima di varcare la soglia stessa di tale scienza, non potrebbe persuadere colui che, trattenuto da invincibile repugnanza, non vuole penetrare attraverso detta soglia. Invece, a chi entra, scaturiranno subito davanti all’anima in tutta chiarezza dalla cosa stessa tali motivi. Si può da ciò arguire com’essi indichino all’occultista una certa linea di condotta come l’unica che per lui sia giusta. Egli eviterà, per quanto gli sarà possibile, ogni genere di difesa esteriore o di discussione esteriore, e lascerà che le cose parlino da sè. Esporrà semplicemente la «scienza occulta», e da ciò ch’essa ha da dire sui vari argomenti egli mostrerà come le sue cognizioni si connettano con altri campi della vita e del sapere, come certe opposizioni sieno possibili, e come la realtà testimoni in favore delle cognizioni in parola. Egli sa, che non solo per la difettosa maniera corrente di pensare, ma anche per una certa intima necessità, le «difese» porterebbero a metodi artificiosi di persuasione; nè può voler altro, che lasciar agire la scienza occulta di per sè sola.
Nella scienza occulta non si tratta di esporre opinioni o vedute che richiedano dimostrazione, ma solo di comunicare, di raccontare esperienze che hanno luogo in un mondo diverso da quello che si vede con gli occhi fisici e si tocca con le mani fisiche, e di indicare poscia i mezzi coi quali l’uomo può esperimentare la verità di tali comunicazioni. Chi infatti si addentra nella vera scienza occulta presto si accorgerà come essa modifichi molte rappresentazioni e idee, che altrimenti ci formiamo – e a ragione – nella vita. Arriverà necessariamente a concepire in modo affatto nuovo anche ciò che prima chiamavamo una prova; imparerà a vedere che tale parola in certi campi perde il suo senso usuale, e che per conoscere e giudicare vi sono altri motivi che non «prove» di quel genere.
Tutta la scienza occulta deriva da due pensieri, che possono metter radice in qualsiasi uomo. Per l’occultista questi due pensieri esprimono fatti, che possono essere direttamente vissuti se ci si serve dei mezzi giusti; per molti, invece, questi pensieri rappresentano, se non qualche cosa di cui si può addirittura «dimostrare » l’impossibilità, certo asserzioni altamente discutibili e molto contrastabili.
Questi due pensieri sono: che dietro il mondo visibile vi è un mondo invisibile, un mondo che si nasconde a tutta prima ai sensi e al pensiero legato con essi; che l’uomo, sviluppando certe facoltà che dormono in lui, può penetrare in questo mondo nascosto.
Non esiste un simile mondo nascosto, dicono alcuni. Non esiste che il mondo che l’uomo percepisce coi suoi sensi. I relativi enimmi si possono risolvere per mezzo del mondo dei sensi stesso. Anche se l’uomo è attualmente molto lontano dal poter rispondere a tutte le interrogazioni che affaccia l’esistenza, verrà bene un giorno in cui l’esperienza dei sensi, e la scienza che su essa si appoggia, potranno dare le risposte.
Altri dicono che non si può affermare che non esista un mondo nascosto dietro il mondo visibile; ma che le forze conoscitive dell’uomo non possono penetrare in tal mondo. Esse hanno dei limiti che non possono superare. Il bisogno della «fede» può cercar rifugio in un simile mondo, ma una vera scienza, che si fonda su fatti accertati, non può occuparsene.
Altri vedono una specie di temerarietà nell’uomo che vuol penetrare col suo lavoro conoscitivo in un campo, in cui si deve rinunziare al «sapere», e decidere colla «fede». I seguaci di questa opinione credono ch’abbia torto l’uomo che nella sua debolezza vuol penetrare in un mondo che può appartenere solo alla vita religiosa.
Altri dicono anche che è possibile una conoscenza comune a tutti gli uomini dei fatti del mondo dei sensi, ma che riguardo alle cose ultrasensibili possono aversi solo opinioni personali dei singoli, e non si deve parlare di una certezza che abbia valore universale.
Apri infine sostengono molte cose ancora.
L’occultista sa in modo perfettamente chiaro, che lo studio del mondo visibile pone all’uomo dei problemi, che non potranno mai esser risolti in base ai fatti del mondo visibile stesso. Non saranno per tal via risolti, neppure quando la scienza di questi fatti abbia raggiunto l’estremo progresso possibile. Chè i fatti visibili accennano chiaramente, con la loro propria intima essenza, a un mondo nascosto. Chi ciò non vede chiude gli occhi a problemi che sorgono ovunque chiaramente dai fatti del mondo dei sensi. Non vuole vedere certi problemi e certe quistioni, e crede perciò che a tutte le domande si possa rispondere coi fatti che cadono sotto i sensi. Invero i problemi, che egli vuole porsi, possono essere tutti risolti coi fatti ch’egli si ripromette poi scoperti: su ciò conviene ogni vero occultista. Ma perchè dovrebbe aspettarsi una risposta su certe cose anche colui che non pone nessuna domanda? L’occultista non dice altro se non che per lui simili domande sono naturali, e ch’esse debbono essere riconosciute come espressione pienamente giustificata dell’anima umana. Non si può confinare la scienza entro certi limiti, proibendo all’uomo di affrontare spregiudicatamente certi problemi.
A chi sostiene che vi sono limiti alla conoscenza dell’uomo, i quali non possono essere superati, e che lo arrestano davanti a un mondo invisibile, l’occultista risponde: «Non v’è dubbio alcuno che per mezzo del genere di conoscenza di cui si tratta, non si può penetrare in un mondo invisibile. Chi ritiene possibile solo quel genere di conoscenza non può giungere a conclusione diversa da questa: che all’uomo è impedito di penetrare in un eventuale mondo superiore». Ma l’occultista aggiunge: «È possibile sviluppare un altro genere di conoscenza e questo ci introduce nel mondo invisibile». Se si asserisce impossibile questo altro genere di conoscenza, si arriva a un punto di vista dal quale ogni discorso circa un mondo invisibile apparisce come un’assoluta assurdità. Per una simile asserzione, di fronte a un giudizio spregiudicato, non può però affacciarsi altro motivo se non quello che all’assertore è sconosciuto l’altro genere di conoscenza.
Ma come si può mai giudicare di una cosa che si ammette di non conoscere? La scienza occulta deve re solo di ciò che si conosce e che non si può asserir nulla su ciò che non si conosce. Può consentire che uno abbia il diritto di parlare di quanto ha sperimentato, ma non che uno abbia il diritto di dichiarare impossibile ciò che non conosce o che non vuol conoscere. L’occultista non può negare ad alcuno il diritto di non interessarsi all’invisibile; ma non potrà esserci mai un buon argomento per cui uno si dichiari competente a giudicare, non solo di ciò ch’egli può sapere, ma anche di tutto ciò che un «uomo» non può sapere.
A coloro che considerano come temerarietà entrare nel campo dell’invisibile, l’occultista mostra semplicemente che ciò si può fare, e che sarebbe un peccato lasciare incolte le facoltà largite all’uomo, anzicchè svilupparle ed usarle.
Chi poi crede che le vedute circa il mondo invisibile debbano far parte unicamente delle opinioni e dei sentimenti personali rinnega ciò che vi è di comune in tutti gli esseri umani. Se anche può essere giusto, che ognuno debba trovare in sè stesso il modo di penetrare in queste cose, è un fatto che tutti quegli uomini che vanno abbastanza avanti, pervengono circa queste cose non a risultati diversi, ma a risultati uguali. La differenza si riscontra solo fino a che gli uomini si vogliono avvicinare alle più alte verità, non per la via ben battuta della scienza occulta, ma per altre vie arbitrarie. La vera scienza occulta ammetterà certamente senz’altro, che la giustezza della via da essa seguita non può essere riconosciuta che da coloro che l’hanno percorsa, o che almeno hanno incominciato a percorrerla. Ma questi riconoscono tutti e hanno sempre riconosciuta la sua giustezza.
La via alla scienza occulta sarà trovata a momento opportuno da ogni essere umano che fuor dal visibile riconosce (o anche solo suppone o sospetta) l’esistenza di qualche cosa di nascosto, e che, dalla coscienza che le forze conoscitive sono capaci di sviluppo, è portato a sentire che il nascosto gli si può svelare. All’uomo, che attraverso queste esperienze dell’anima arriva alla scienza occulta, essa non spalanca soltanto la prospettiva di trovare la risposta alle domande affacciate dal suo bisogno di conoscenza, Ma anche la prospettiva, affatto diversa, di poter superare tutto ciò che ostacola e indebolisce la vita. E, in un senso più elevato, si ha un indebolimento della vita, anzi una morte dell’anima, quando l’uomo si vede costretto a volger le spalle all’invisibile, o a rinnegarlo. E, in certe circostanze, quando l’uomo perde la speranza che l’invisibile gli venga rivelato, si ha vera disperazione.
Questa morte e questa disperazione, nelle loro molteplici forme, s’impiantano entro nell’anima anche come avversari della scienza occulta. Entrano in gioco quando si dilegua la forza interna dell’uomo. Allora ogni forza di vita gli deve essere fornita dal di fuori, se egli debba possederne alcuna. Egli percepisce le cose, le entità e i processi che si affacciano ai suoi sensi, e li anatomizza col suo intelletto. Essi gli apparecchiano gioia e dolore; lo spingono alle azioni di cui è capace. Per un po’di tempo egli potrà andare avanti così; ma poi arriverà ad un punto in cui interiormente morirà. Chè quanto in tal modo può essere aspirato finir dal mondo a vantaggio dell’uomo si esaurisce.
Questa non è un’asserzione che deriva dall’esperienza personale di un singolo, ma è qualcosa che risulta dalla considerazione spregiudicata di tutta la vita umana. Ciò che preserva da simile esaurimento è quello che vi è di nascosto nel profondo delle cose. Se si spegne nell’uomo la forza di discendere in queste profondità per estrarne sempre nuova forza di vita, poco a poco anche la parte esteriore delle cose si dimostra incapace di riuscire vivificante.
E ciò non riguarda solamente il singolo uomo, il suo bene e il suo male personale. Appunto nella scienza occulta l’uomo acquista la certezza che, considerato da un punto di vista più alto, il bene ed il male dei singoli è intimamente collegato col bene e col male del mondo intiero. Vi è un sentiero, per il quale l’uomo arriva a conoscere ch’egli arreca un danno al mondo intiero, e a tutti gli esseri che sono in esso, quando non sviluppa in modo giusto le proprie forze. Se l’uomo rovina la sua vita perdendo la connessione con l’invisibile, egli non solo distrugge entro di sè qualche cosa la cui scomparsa può spingerlo col tempo alla disperazione, ma egli crea, con la sua debolezza, un ostacolo allo sviluppo dell’intiero mondo nel
L’uomo può ingannarsi; può credere che non vi sia un invisibile, e che in quello che si rivela ai sensi e all’intelletto sia contenuto tutto ciò che può esistere. Ma tale illusione può ingannare solo la superficie della coscienza, non il fondo. Il sentimento e il desiderio non si adattano a questa ingannevole credenza, e in un modo o in mi altro si rivolgeranno sempre all’invisibile. Quando ciò venga loro impedito, trascineranno l’uomo nel dubbio, nell’incertezza, nella disperazione. La scienza occulta, in quanto palesa le cose nascoste, è atta a vincere ogni sfiducia, ogni incertezza, ogni disperazione, tutto ciò – in breve – che indebolisce la vita e la rende incapace di compiere la sua necessaria funzione nell’Universo.
Questo è il ricco frutto della scienza occulta: essa dà forza e consistenza alla vita, oltre a soddisfare il desiderio di conoscenza. La fonte, a cui l’occultista attinge forza per il lavoro e fiducia per la vita, è una fonte inesauribile. Chiunque abbia una volta trovato veramente tale sorgente, ogni volta che ricorrerà di nuovo ad essa, ne partirà rinvigorito.
Vi sono uomini che non vogliono sapere di scienza occulta, proprio perchè in ciò che abbiamo ora detto vedono già qualche cosa di malsano. Per quanto riguarda la parte superficiale ed esteriore della vita hanno ragione. Non vogliono che si tolga valore a quello che la vita presenta nella cosidetta realtà. Vedono debolezza nell’uomo che volta le spalle alla realtà, e cerca la sua salute in un mondo nascosto, che per essi equivale a un mondo della fantasia e del sogno. E l’occultista, se non vuole cadere in uno stato di morboso vaneggiamento e di prostrazione, deve riconoscere che tali obiezioni sono parzialmente giustificate, in quanto riposano sopra un giudizio sano, che se porta ad una mezza verità, e non ad una verità intiera, è solo perchè invece di penetrare nel fondo delle cose rimane alla superficie loro.
Qualora la scienza occulta fosse atta a indebolire la forza di vivere e ad allontanare l’uomo dalla vera realtà, queste obiezioni sarebbero certamente sufficienti a scalzare dalle fondamenta tale indirizzo spirituale. Ma anche di fronte a simili atteggiamenti, la scienza occulta non batterebbe la via giusta se volesse difendersi coi metodi ordinari. Anche in questo caso può parlare solo attraverso ciò ch’essa dà a chi la coltiva: cioè vera forza e vera intensità di vita. Essa non dà debolezza, ma vigore alla vita, perchè arma l’uomo non solo delle forze del mondo palesi, ma anche di quelle del mondo nascosto, di cui il primo è l’effetto. Rappresenta quindi non un impoverimento, ma un arricchimento della vita. Il vero occultista non diviene estraneo al mondo, ma anzi un amico della realtà: non deve godere l’invisibile come in un sogno, lontano dal mondo; il suo godimento consiste nel portare nel mondo forze sempre nuove, attingendole a quelle fonti invisibili da cui il mondo stesso deriva e da cui dev’essere di continuo fecondato.
Alcuni incontrano molti ostacoli, quando si mettono sulla via della scienza occulta. Uno fra i tanti, è quello di chi tenta i primi passi e resta spaventato dall’esser subito introdotto nei particolari del mondo ultrasensibile, particolari che deve imparare a conoscere con tutta pazienza ed abnegazione. Gli vien fatta invero una serie di comunicazioni circa la costituzione occulta dell’uomo, circa ben determinati processi che si svolgono nelle regioni a cui apre l’ingresso la morte, circa l’evoluzione dell’uomo, della Terra, dell’intiero sistema solare.
S’egli si aspettava di poter penetrare d’un salto nel mondo ultrasensibile, dice allora: «Tutto quello, che qui mi viene imbandito, è nutrimento per il mio intelletto, ma lascia fredda la mia anima. Io vorrei approfondire quest’anima mia, vorrei trovare me in me stesso. Io cerco ciò che inalza l’anima ai regni divini, ciò che la conduce alla sua vera patria; non cerco comunicazioni circa la costituzione dell’uomo e i processi del mondo». L’uomo che parla così non sospetta che proprio tali sentimenti gli sbarrano l’accesso a ciò ch’egli cerca. Chè proprio quando con mente libera ed aperta, con pazienza ed abnegazione, assimilerà ciò che chiama «soltanto» nutrimento per l’intelletto, allora e soltanto allora, troverà per la sua anima ciò di cui è assetato. Il sentiero, che conduce all’unione dell’anima col divino, è quello che porta alla conoscenza delle opere del divino. L’inalzamento del cuore è la conseguenza dell’intrinsechezza colle creazioni dello Spirito.
Per questo la scienza occulta deve cominciare con quelle comunicazioni che fanno penetrare nei campi del mondo spirituale. E anche questo libro incomincerà con quanto per mezzo della ricerca spirituale può scoprirsi circa i mondi occulti. Si esporrà ciò che è mortale e ciò che è immortale nell’uomo in relazione col mondo di cui egli fa parte. Indi seguirà una esposizione dei mezzi con cui l’uomo può sviluppare le forze conoscitive latenti in lui, le quali lo introducono in quel mondo. Di tali mezzi si dirà quel tanto che è attualmente possibile dire in un libro come questo. Si potrebbe facilmente essere indotti a credere che l’esposizione di tali mezzi dovesse avere la precedenza, sembrando che la cosa più importante sia di far conoscere all’uomo ciò che può portar lui stesso, per sua propria forza, alla desiderata visione del mondo superiore. Molti possono infatti dire: «A che giova che altri mi comunichino ciò ch’essi sanno circa i mondi superiori? Voglio veder da me stesso». Ma la verità è che per esperimentare con reale profitto i misteri del mondo occulto è necessario prendere previa conoscenza di certi fatti di tale mondo. Il perchè risulterà in modo abbastanza chiaro dall’esposizione che segue.
Sarebbe però erronea la credenza, che le verità della scienza occulta, che vengono comunicate dagli occultisti prima ch’essi espongano i mezzi per penetrare nel mondo spirituale stesso, possano essere riconosciute e comprese solo mercè quella capacità superiore di visione che risulta dallo sviluppo delle forze latenti nell’uomo. Non è così. Per scoprire e approfondire i misteri del mondo ultrasensibile è necessaria quella visione superiore; nessuno, senza la chiaroveggenza (che equivale a quella visione superiore), può trovare i fatti del mondo invisibile. Ma, una volta ch’essi sieno stati trovati e ch’essi vengano comunicati sotto forma narrativa, chiunque, usando solo dell’ordinaria intelligenza in tutta la sua estensione e della facoltà giudicativa senza preconcetti, può comprenderli e può acquistare un alto grado di convinzione circa i medesimi. Se qualcuno sostiene che tali misteri sono per lui incomprensibili, ciò non può mai dipendere dal fatto ch’egli non è ancora chiaroveggente, ma solo dal fatto, ch’egli non è ancora riuscito a mettere in attività quelle forze conoscitive che, anche senza la chiaroveggenza, possono esser proprie di chiunque.
Un metodo moderno di presentare tali cose consiste nell’esporle dopo che sono state scoperte per mezzo della chiaroveggenza, in una forma pienamente accessibile alla facoltà giudicativa. Se uno non si racchiude in pregiudizi, nessun ostacolo si oppone alla formazione di una convinzione, anche senza visione superiore. Alcuni eccepiranno invero che tale metodo recente di esporre, quale è adottato in questo libro, non corrisponde alle loro forme abituali di giudizio. Ma tale eccezione si dileguerà rapidamente per chi si sforzi di seguire veramente fino alle loro ultime conseguenze queste forme abituali stesse.
Quando l’uomo, mercè un’ampliata applicazione dei modi ordinari di giungere alle rappresentazioni delle cose, avrà assimilato un certo numero di verità superiori, e le avrà trovate intelligibili, allora sarà giunto per lui il momento opportuno di applicare alla sua propria personalità i mezzi di ricerca della scienza occulta, ed essi gli faranno trovare l’accesso al mondo invisibile.
Nessun vero scienziato potrà trovare contraddizione, secondo lo spirito e secondo il vero senso, fra la sua scienza basata sui fatti del mondo visibile e il modo d’indagare della scienza occulta. Ogni scienziato si serve di certi strumenti e di certi metodi; costruisce gli strumenti elaborando ciò che gli dà la «Natura». Anche la scienza occulta si serve di uno strumento, e questo è l’uomo stesso. E tale strumento pure deve essere prima elaborato per l’indagine superiore. Bisogna che le capacità e le forze date all’uomo, senza intromissione di lui, dalla «Natura» siano prima trasformate in capacità e in forze superiori. Per tal modo l’uomo può far di sè stesso lo strumento adatto alla investigazione del mondo invisibile.
Testo di Rudolf Steiner (traduttore: Ermelina De Renzis, Emma Battaglini) pubblicato in "La Scienza Occulta Nelle Sue Linee Generali", Editrice Antroposofica, Milano, Italia, estratti pp.26-40. Digitalizzati, adattato e illustrato per Leopoldo Costa.
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